mercoledì 7 ottobre 2009

La Risiera di San Sabba



La Risiera di San Sabba è stato un lager nazista,situato nella città di Trieste, utilizzato per il transito, la detenzione e l'eliminazione di un gran numero di detenuti, prevalentemente composti da prigionieri politici.

È stato l'unico campo di concentramento in Italia ad avere un forno crematorio. In esso le autorità tedesche compirono uccisioni, in un primo momento mediante gas (usando i motori diesel degli autocarri), in seguito per fucilazione o con colpo di mazza alla nuca.

In seguito all'armistizio di Cassibile dell'8 settembre 1943, le province italiane di Udine, Trieste, Gorizia, Pola, fiume e lubiana vennero sottoposte al diretto controllo del Terzo Reich con il nome di Zona di operazione dell'Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico).

Tale zona faceva parte formalmente della Repubblica sociale italiana, ma l'amministrazione del territorio - considerato come zona d'operazione bellica - fu però affidata e sottomessa al controllo dell'Alto Commissario Friedrich Rainer, già Gauleiter della Carinzia.


Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba, alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l'8 settembre: venne denominato Stalag 339.

Successivamente, al termine dell'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Supervisore della Risiera fu l'ufficiale delle SS Odilo globoknic, triestino di nascita, che ebbe un importante ruolo in molti campi di concentramento.

Le 17 celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri, riservate particolarmente agli Sloveni e Croati, ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all'esecuzione a distanza di giorni o di alcune settimane. Le due prime celle venivano usate per la tortura e la raccolta di materiale prelevato ai prigionieri e vi sono stati scoperti, fra l'altro, migliaia di documenti d'identità, sequestrati non solo ai detenuti e ai deportati, ma anche alle persone inviate al lavoro coatto.


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